Ci sono poche certezze nel gioco del calcio. Una di queste è la brama di vittoria insita nel DNA della Juventus. Nel 2014 la Signora ha confermato questa verità, ridefinendone i limiti a suon di vittorie, record e punti.
Mai appagati, mai sazi e sempre all’attacco, nel 2014 i bianconeri hanno saputo trionfare e, non paghi, si sono rimessi in gioco con l’umiltà dei grandi per tornare a mietere punti anche nella nuova stagione, in maniera inesorabile.
E’ stato l’anno dello scudetto dei record, dei 95 punti in un anno solare, della più alta media punti della storia del campionato (2.57) e di una vetta della classifica mai abdicata alle rivali.
E’ stato l’anno della schema Pirlo-Lichtsteiner e dei missili terra-aria lanciati dal piede destro dell’Apache, caldissimo per tutto l’anno, capace di bucare le difese avversarie così come di abbattere bersagli dalla terrazza di Vinovo a distanza siderale. E’ stato l’anno delle punizioni imprendibili del Maestro, in grado di sbrogliare con calma olimpica anche le partite più complicate, ma è stato anche quello dei Pogboom da fuori area, degli inserimenti spietati del Guerrero, delle incornate del Re Leone e dei puntuali assist del nostro pendolino svizzero - solo per citarne alcuni.
Un 2014 vissuto al massimo in ogni suo momento, che ha portato in dote uno scudetto e una qualificazione agli ottavi di Champions.
E’ stato l’anno della parata trionfale “Non c’è due senza tre”, ma anche quello di una Juve capace di lasciarsi ogni successo alle spalle e di guardare avanti, alla ricerca di nuovi successi e nuovi stimoli. E’ stato l’anno delle oceaniche folle in Indonesia e Singapore e della infinita passione australiana, che ha portato con i volti nuovi una rinnovata voglia di stupire e scrivere nuove pagine di storia.
E’ stata una Juventus schiacciasassi in ogni momento di questo memorabile 2014, in vetta dall’inizio alla fine. Una Juve più matura dal punto di vista tattico, tecnico ed agonistico. Temuti da ogni avversario, abbiamo saputo attaccare con ferocia ma anche gestire con sapienza i momenti di manifesta superiorità.
Consci della nostra forza e delle incredibili potenzialità ancora da esprimere, ci affacciamo a questo 2015 con accresciuta fame di successi – come è tradizione, da 117 anni a questa parte. Vogliamo continuare a lottare, vogliamo continuare a sorprendere, vogliamo continuare a vincere.
Con questa consapevolezza, vi rivolgiamo un caloroso augurio per il 2015 e vi diamo appuntamento al nuovo anno, che vogliamo rendere ancor più memorabile del precedente.
Fino alla fine.
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Shaqiri, ecco l’offerta della Juve , primo contatto con Sneijder: la situazione
Un obiettivo concreto, il primo nome per il mercato della Juventus. Xherdan Shaqiri, ora c'è l'offerta bianconera. Il club avrebbe infatti proposto al Bayern Monaco un prestito con obbligo di riscatto (tre milioni subito, più dodici pagabili in tre anni) vincolato ad alcuni obiettivi sportivi di squadra. Una formula che non piace dalle parti dell'Allianz Arena. La destinazione bianconera, comunque, rimane gradita al giocatore. Per Shaqiri, però, sono arrivate proposte anche da Inter e Liverpool: in particolare, l'idea dei nerazzurri sarebbe quella di un prestito con obbligo di riscatto a giugno fissato a 15 milioni di euro; i Reds, invece, punterebbero a un acquisto a titolo definitivo. Una corsa a tre, il Bayern valuta. Il futuro di Shaqiri in gioco, la Juve ci spera, con l'Inter e il Liverpool pronte a inserirsi.
Un trequartista da regalare a Massimiliano Allegri, la Juventus è al lavoro. Il club bianconero sfoglia la margherita, tre le opzioni: Shaqiri, Diamanti e Wesley Sneijder. Proprio con il fantasista ex Inter, la Juventus ha avviato un primo contatto: sondata la disponibilità ad un eventuale trasferimento con lo stesso Sneijder, col Galatasaray invece la trattativa deve ancora partire. Ma un’eventuale operazione si farebbe solo a titolo definitivo. Sneijder, che deve ancora percepire le ultime 2-3 mensilità dal club turco. Situazione in evoluzione, la Juventus e la Serie A sullo sfondo.
Di Marzio.com
Un trequartista da regalare a Massimiliano Allegri, la Juventus è al lavoro. Il club bianconero sfoglia la margherita, tre le opzioni: Shaqiri, Diamanti e Wesley Sneijder. Proprio con il fantasista ex Inter, la Juventus ha avviato un primo contatto: sondata la disponibilità ad un eventuale trasferimento con lo stesso Sneijder, col Galatasaray invece la trattativa deve ancora partire. Ma un’eventuale operazione si farebbe solo a titolo definitivo. Sneijder, che deve ancora percepire le ultime 2-3 mensilità dal club turco. Situazione in evoluzione, la Juventus e la Serie A sullo sfondo.
Di Marzio.com
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Bologna, si tenta il colpo Giovinco dalla Juventus: la situazione
Bologna ambizioso, pronto a tornare grande: con l'obiettivo Serie A in testa. E sul mercato le idee non mancano affatto. Come riportato poco fa da Manuele Baiocchini su Sky Sport 24 Pantaleo Corvino ha messo nel mirino l'attaccante della Juventus Sebastian Giovinco. Il Bologna ci sta provando sul serio: l'intenzione è quella di anticipare la scadenza del contratto del ragazzo in bianconero (giugno 2015), e offrirgli un ruolo da protagonista in una piazza importante. Con la prospettiva di diventarne il simbolo, in Serie A. Operazione complicata, ma il Bologna si muove davvero. Nel segno di grandi campioni come Toni, Corini, Zauli, che dieci anni fa decisero di ripartire da Palermo. Corvino prepara il 2015, e ci prova per Giovinco. Già per gennaio, per un futuro sempre più in alto.
Di Marzio
Di Marzio
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Il regno di re Carlos, bianconero dell'anno. Un plebiscito: grinta e qualità rendono Tevez il simbolo del 2014.
L'agente di Giovinco: «Si va in scadenza. Sebastian ha detto di voler valutare i progetti al termine del campionato»
Tevez: c’è il nuovo contratto. Agnelli e Marotta gli proporranno un prolungamento e lui ci sta pensando
Lippi:«Scudetto? Bianconeri favoriti, la Roma ha dei problemi. Allegri, occhio a Mancini: ha impresso la svolta»
«D’accordo, anch’io non ho visto una Juve molto brillante nelle ultime settimane e nella Supercoppa con il Napoli. Però in Italia resta davanti alla Roma, a mio
giudizio».
Lippi, lei era già stato un buon profeta a inizio campionato, quando preannunciò un testa a testa tra Allegri e Garcia per lo scudetto.
«Infatti. E poi fin dall’inizio Juve e Roma hanno dimostrato di non avere rivali in campionato. Hanno fatto piazza pulita in breve tempo».
Però adesso lei dice Juve, a quanto par di capire.
«La Roma lotterà con tutte le sue forze per mettere le mani sullo scudetto, ma la Juve ripartirà da favorita, a gennaio. Essere favoriti non significa vincere di sicuro, ma i bianconeri hanno maggiori possibilità di conquistare il tricolore. E i motivi sono essenzialmente due ».
Vede la Roma più in difficoltà nel gestire le pressioni e gli impegni ravvicinati?
«Anche la Roma ha attraversato un momento non brillantissimo, dopo la partenza a razzo. Da un po’ di partite mi sono sembrati in calo, anche loro hanno avuto dei problemi. La gestione degli impegni di campionato e di Champions ha avuto il suo peso. E comunque la Roma dovrà continuare a riversare delle energie in Europa League. Anche certe situazioni, come l’incredibile sconfitta in casa con il Bayern e l’eliminazione dalla Champions, lasciano degli strascichi. E’ inevitabile. A favore di Garcia, diciamo così, vi è il distacco, non ancora enorme, e il fatto di giocare in casa la sfida di ritorno con la Juve. E poi dopo la sosta di Natale solitamente si azzera tutto e si riparte daccapo. Ma la mia impressione è che il campionato riprenderà con una Juve capace di mantenere la supremazia ».
E’ questo il secondo motivo? La solidità dei bianconeri?
«Parto dalla Supercoppa. Sicuramente non ho visto una Juve al meglio delle sue potenzialità. E dire che la partita con il Napoli era pure partita nel modo migliore per i bianconeri, con quell’immediato gol di Tevez. La strada sembrava spianata. E non è da Juve farsi rimontare due volte in una partita tanto importante. Direi che la causa principale sia stata la stanchezza. Una stanchezza generale. Anche Allegri l’aveva ammesso, ne aveva parlato. Colpa pure degli infortuni di questi mesi, credo. La Juve aveva la Supercoppa sul piatto d’argento, ma la forma dei bianconeri non era più eccelsa in queste ultime settimane di dicembre. E così la qualità di Higuain e la voglia del Napoli hanno azzerato il gap, in una partita secca. E ai rigori è stato un terno al lotto. Tornando alla lotta scudetto, tutte queste
situazioni sono transitorie. Posso capire certi malumori e le preoccupazioni dell’ambiente, ma a gioco lungo la Juve tornerà a imporre la propria supremazia. Può coltivare l’ottimismo. E la serenità. E’ stata costruita per vincere, come sempre. Ha un ottimo organico, il migliore in Italia. Ha esperienza senza pari. Ed è pure più forte di un anno fa. E adesso saranno ancor più famelici » .
Cioè?
«La sconfitta in Supercoppa non avrà ripercussioni negative, ma nel caso solo positive. Perché i bianconeri tireranno fuori ancor più rabbia, voglia e determinazione, dopo la delusione di Doha. Li conosco bene, Buffon e compagni. Ripartiranno con una ferocia moltiplicata al quadrato. E poi basta che mi imitino: anch’io due anni fa persi la Supercoppa nazionale, con il Guangzhou, anche se partivamo strafavoriti. E poi vincemmo il campionato e la Champions asiatica ».
Insomma, lei non sente campanelli d’allarme.
«No. Stanchezza normale, questo sì. Ma non altro. La Juve è arrivata alla fine dell’anno prima in classifica e con in tasca la qualificazione agli ottavi di Champions. E per due volte era passata in vantaggio nella Supercoppa, aveva il trofeo in mano. Perdere una Coppa ai rigori brucia, ma non è indice di problemi » .
Eppure lei aveva detto che la Juve di Allegri è meno feroce rispetto a quella di Conte.
«Non l’ho detto solo io, mi pare. Molto semplicemente, il gioco di Allegri è meno cattivo e feroce di quello di Conte. C’è un atteggiamento tattico diverso, più... riflessivo. Con meno verticalizzazioni. E maggior giro palla. Ma la fame rabbiosa del gruppo non si è ridotta di una virgola. Tatticamente, poi, le novità introdotte da Allegri, compreso il cambio di modulo, rendono la Juve più completa, più europea. Più forte ed esperta, come dicevo prima ».
Il 6 gennaio la Juve ospiterà l’Inter.
«E sarà una grande partita, dal fascino splendido. Una grande sfida anche in panchina. Mancini ha già dato una svolta all’Inter. La sua squadra sta crescendo, alterna ancora momenti buoni ad altri meno buoni, ma adesso ha più entusiasmo, ha nuove motivazioni. Il secondo tempo dell’ultima partita, per esempio, è stato notevole: contro la Lazio l’Inter ha reagito al doppio svantaggio con una rabbia e una veemenza pazzesche. E’ la cura del Mancio. Mi metto nei suoi panni. Non ha la bacchetta magica, ma ha già rimesso in carreggiata la squadra. Questa nuova Inter va presa con le molle, è temibile, anche se ancora discontinua. La sfida con la Juve sarà molto importante per la classifica di entrambe e per l’aspetto psicologico dei nerazzurri, in particolare. Perché l’Inter può ancora benissimo lottare per il terzo posto in campionato. Come il Napoli, il Milan, la stessa Fiorentina. I giochi sono aperti » .
Questa Inter ha la forza per imporsi allo Stadium, insomma.
«Sì. Ma la Juve è più forte. E’ cresciuta molto in questi mesi. E’ più saggia, ha persino maggiore personalità. Lo si è visto contro l’Atletico Madrid, per esempio. In casa, contro una delle formazioni migliori d’Europa. Ha giocato con una padronanza tale da lasciar pensare che questa Juve possa ancora migliorare, nei prossimi mesi. Sia per mettere le mani sullo scudetto, sia per continuare a fare strada in Champions ».
Tuttosport
giudizio».
Lippi, lei era già stato un buon profeta a inizio campionato, quando preannunciò un testa a testa tra Allegri e Garcia per lo scudetto.
«Infatti. E poi fin dall’inizio Juve e Roma hanno dimostrato di non avere rivali in campionato. Hanno fatto piazza pulita in breve tempo».
Però adesso lei dice Juve, a quanto par di capire.
«La Roma lotterà con tutte le sue forze per mettere le mani sullo scudetto, ma la Juve ripartirà da favorita, a gennaio. Essere favoriti non significa vincere di sicuro, ma i bianconeri hanno maggiori possibilità di conquistare il tricolore. E i motivi sono essenzialmente due ».
Vede la Roma più in difficoltà nel gestire le pressioni e gli impegni ravvicinati?
«Anche la Roma ha attraversato un momento non brillantissimo, dopo la partenza a razzo. Da un po’ di partite mi sono sembrati in calo, anche loro hanno avuto dei problemi. La gestione degli impegni di campionato e di Champions ha avuto il suo peso. E comunque la Roma dovrà continuare a riversare delle energie in Europa League. Anche certe situazioni, come l’incredibile sconfitta in casa con il Bayern e l’eliminazione dalla Champions, lasciano degli strascichi. E’ inevitabile. A favore di Garcia, diciamo così, vi è il distacco, non ancora enorme, e il fatto di giocare in casa la sfida di ritorno con la Juve. E poi dopo la sosta di Natale solitamente si azzera tutto e si riparte daccapo. Ma la mia impressione è che il campionato riprenderà con una Juve capace di mantenere la supremazia ».
E’ questo il secondo motivo? La solidità dei bianconeri?
«Parto dalla Supercoppa. Sicuramente non ho visto una Juve al meglio delle sue potenzialità. E dire che la partita con il Napoli era pure partita nel modo migliore per i bianconeri, con quell’immediato gol di Tevez. La strada sembrava spianata. E non è da Juve farsi rimontare due volte in una partita tanto importante. Direi che la causa principale sia stata la stanchezza. Una stanchezza generale. Anche Allegri l’aveva ammesso, ne aveva parlato. Colpa pure degli infortuni di questi mesi, credo. La Juve aveva la Supercoppa sul piatto d’argento, ma la forma dei bianconeri non era più eccelsa in queste ultime settimane di dicembre. E così la qualità di Higuain e la voglia del Napoli hanno azzerato il gap, in una partita secca. E ai rigori è stato un terno al lotto. Tornando alla lotta scudetto, tutte queste
situazioni sono transitorie. Posso capire certi malumori e le preoccupazioni dell’ambiente, ma a gioco lungo la Juve tornerà a imporre la propria supremazia. Può coltivare l’ottimismo. E la serenità. E’ stata costruita per vincere, come sempre. Ha un ottimo organico, il migliore in Italia. Ha esperienza senza pari. Ed è pure più forte di un anno fa. E adesso saranno ancor più famelici » .
Cioè?
«La sconfitta in Supercoppa non avrà ripercussioni negative, ma nel caso solo positive. Perché i bianconeri tireranno fuori ancor più rabbia, voglia e determinazione, dopo la delusione di Doha. Li conosco bene, Buffon e compagni. Ripartiranno con una ferocia moltiplicata al quadrato. E poi basta che mi imitino: anch’io due anni fa persi la Supercoppa nazionale, con il Guangzhou, anche se partivamo strafavoriti. E poi vincemmo il campionato e la Champions asiatica ».
Insomma, lei non sente campanelli d’allarme.
«No. Stanchezza normale, questo sì. Ma non altro. La Juve è arrivata alla fine dell’anno prima in classifica e con in tasca la qualificazione agli ottavi di Champions. E per due volte era passata in vantaggio nella Supercoppa, aveva il trofeo in mano. Perdere una Coppa ai rigori brucia, ma non è indice di problemi » .
Eppure lei aveva detto che la Juve di Allegri è meno feroce rispetto a quella di Conte.
«Non l’ho detto solo io, mi pare. Molto semplicemente, il gioco di Allegri è meno cattivo e feroce di quello di Conte. C’è un atteggiamento tattico diverso, più... riflessivo. Con meno verticalizzazioni. E maggior giro palla. Ma la fame rabbiosa del gruppo non si è ridotta di una virgola. Tatticamente, poi, le novità introdotte da Allegri, compreso il cambio di modulo, rendono la Juve più completa, più europea. Più forte ed esperta, come dicevo prima ».
Il 6 gennaio la Juve ospiterà l’Inter.
«E sarà una grande partita, dal fascino splendido. Una grande sfida anche in panchina. Mancini ha già dato una svolta all’Inter. La sua squadra sta crescendo, alterna ancora momenti buoni ad altri meno buoni, ma adesso ha più entusiasmo, ha nuove motivazioni. Il secondo tempo dell’ultima partita, per esempio, è stato notevole: contro la Lazio l’Inter ha reagito al doppio svantaggio con una rabbia e una veemenza pazzesche. E’ la cura del Mancio. Mi metto nei suoi panni. Non ha la bacchetta magica, ma ha già rimesso in carreggiata la squadra. Questa nuova Inter va presa con le molle, è temibile, anche se ancora discontinua. La sfida con la Juve sarà molto importante per la classifica di entrambe e per l’aspetto psicologico dei nerazzurri, in particolare. Perché l’Inter può ancora benissimo lottare per il terzo posto in campionato. Come il Napoli, il Milan, la stessa Fiorentina. I giochi sono aperti » .
Questa Inter ha la forza per imporsi allo Stadium, insomma.
«Sì. Ma la Juve è più forte. E’ cresciuta molto in questi mesi. E’ più saggia, ha persino maggiore personalità. Lo si è visto contro l’Atletico Madrid, per esempio. In casa, contro una delle formazioni migliori d’Europa. Ha giocato con una padronanza tale da lasciar pensare che questa Juve possa ancora migliorare, nei prossimi mesi. Sia per mettere le mani sullo scudetto, sia per continuare a fare strada in Champions ».
Tuttosport
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Mancini: «Juve-Inter è una classica, il gap dalla Juve non è aumentato. »
Roberto Mancini, il 6 gennaio sarà già derby d'Italia: la sfida con la Juventus arriva troppo presto per la sua Inter?
«Al contrario: per noi è una partita chiave perché Juve-Inter è una classica, una gara difficile da interpretare dove non c'è una favorita. E' vero che la Juve è in testa al campionato e ha vinto tre scudetti di fila, ma in novanta minuti può succedere di tutto. Per noi sarà una sfida importante: se andrà in un certo modo, questa gara può darci fiducia e consapevolezza e può essere l'inizio di un percorso importante».
L'Inter, però, pare ancora un cantiere aperto.
«Gennaio è un mese un po' così, però è anche il mese che fa sognare i tifosi e scrivere voi giornalisti».
Il divario con la Juve è aumentato rispetto all'anno scorso? «Non credo: mi aspetto una partita aperta e, ripeto, poco decifrabile».
Nella speranza di non ritrovarsi di fronte Sneijder...
«A me invece farebbe piacere se ci fosse anche Wesley: perché lui è un campione e i bravi giocatori è bello vederli in campo anche quando ti sono avversari. A Istanbul con lui, Felipe Melo e gli altri mi sono trovato bene».
E col Galatasaray ha fatto pure 1-1 a Torino...
«Nessuna analogia con quella partita perché il Galatasaray era una squadra abituata a giocare in Champions e quella era una gara in una fase a gironi. Qui è campionato ed è una classica».
Lei pensa invece di fare qualche "sorpresa" ad Allegri grazie al mercato?
«Credo che con la Juve giocherò con i giocatori che ci sono ora».
Gli esterni latitano.
«L'ho detto e lo ripeto: ci mancano alcuni giocatori in ruoli molto specifici, di cui due sugli esterni. Vediamo quello che succederà sul mercato».
Con Thohir ha parlato?
«Il problema del fair play finanziario lo conosciamo tutti. Se riusciamo a fare qualcosa in prestito, avremo più opzioni. Altrimenti faremo il prossimo anno. Un'altra strada sarebbe quella di fare qualche cessione, ma se dai via un buon giocatore per prenderne un altro, sei daccapo».
L'identikit del rinforzo ideale?
«Vogliamo giocatori che possano dare una mano alla squadra: a gennaio serve l'usato pronto e sicuro per aiutare chi c'è a crescere e a migliorare. Il tutto sapendo che se si fa una cosa per forza, si rischia di farla male».
Lassana Diarra le piace?
«È molto bravo, ha un contenzioso in corso e dobbiamo vedere come si risolve».
E Podolski?
«Fa parte di una lista di giocatori che seguiamo: vedremo chi arriverà».
Arrabbiato per come è finita la vicenda Cerci?
«No perché era uno tra i giocatori che seguivamo, ma non abbiamo mai iniziato una trattativa visto sapevamo che c'era già sopra il Milan»
E con Guarin che non si è presentato a Malpensa?
«No perché chi andava in Sudamerica aveva un permesso: lui sarebbe dovuto tornare direttamente ad Appiano poi mi ha detto che, se ci sarebbe riuscito, sarebbe venuto pure qui in Marocco. Alla fine, non ce l'ha fatta».
Stasera contro il Paris SG si respirerà un po' l'atmosfera di Champions.
«Dopo una settimana di vacanza è importante riprendere bene e questo è un test importante. Sarebbe stato meglio restare un po' di più in Marocco, ma il tempo è poco e il 6 gennaio si riparte. Lo si farà con la Juventus: la gara giusta per dare a questa Inter un po' di consapevolezza nei propri mezzi».
Tuttosport
«Al contrario: per noi è una partita chiave perché Juve-Inter è una classica, una gara difficile da interpretare dove non c'è una favorita. E' vero che la Juve è in testa al campionato e ha vinto tre scudetti di fila, ma in novanta minuti può succedere di tutto. Per noi sarà una sfida importante: se andrà in un certo modo, questa gara può darci fiducia e consapevolezza e può essere l'inizio di un percorso importante».
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Il divario con la Juve è aumentato rispetto all'anno scorso? «Non credo: mi aspetto una partita aperta e, ripeto, poco decifrabile».
Nella speranza di non ritrovarsi di fronte Sneijder...
«A me invece farebbe piacere se ci fosse anche Wesley: perché lui è un campione e i bravi giocatori è bello vederli in campo anche quando ti sono avversari. A Istanbul con lui, Felipe Melo e gli altri mi sono trovato bene».
E col Galatasaray ha fatto pure 1-1 a Torino...
«Nessuna analogia con quella partita perché il Galatasaray era una squadra abituata a giocare in Champions e quella era una gara in una fase a gironi. Qui è campionato ed è una classica».
Lei pensa invece di fare qualche "sorpresa" ad Allegri grazie al mercato?
«Credo che con la Juve giocherò con i giocatori che ci sono ora».
Gli esterni latitano.
«L'ho detto e lo ripeto: ci mancano alcuni giocatori in ruoli molto specifici, di cui due sugli esterni. Vediamo quello che succederà sul mercato».
Con Thohir ha parlato?
«Il problema del fair play finanziario lo conosciamo tutti. Se riusciamo a fare qualcosa in prestito, avremo più opzioni. Altrimenti faremo il prossimo anno. Un'altra strada sarebbe quella di fare qualche cessione, ma se dai via un buon giocatore per prenderne un altro, sei daccapo».
L'identikit del rinforzo ideale?
«Vogliamo giocatori che possano dare una mano alla squadra: a gennaio serve l'usato pronto e sicuro per aiutare chi c'è a crescere e a migliorare. Il tutto sapendo che se si fa una cosa per forza, si rischia di farla male».
Lassana Diarra le piace?
«È molto bravo, ha un contenzioso in corso e dobbiamo vedere come si risolve».
E Podolski?
«Fa parte di una lista di giocatori che seguiamo: vedremo chi arriverà».
Arrabbiato per come è finita la vicenda Cerci?
«No perché era uno tra i giocatori che seguivamo, ma non abbiamo mai iniziato una trattativa visto sapevamo che c'era già sopra il Milan»
E con Guarin che non si è presentato a Malpensa?
«No perché chi andava in Sudamerica aveva un permesso: lui sarebbe dovuto tornare direttamente ad Appiano poi mi ha detto che, se ci sarebbe riuscito, sarebbe venuto pure qui in Marocco. Alla fine, non ce l'ha fatta».
Stasera contro il Paris SG si respirerà un po' l'atmosfera di Champions.
«Dopo una settimana di vacanza è importante riprendere bene e questo è un test importante. Sarebbe stato meglio restare un po' di più in Marocco, ma il tempo è poco e il 6 gennaio si riparte. Lo si farà con la Juventus: la gara giusta per dare a questa Inter un po' di consapevolezza nei propri mezzi».
Tuttosport
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Jadwal Sepakbola Televisi 1 2 3 4 5 Januari 2015
Kiperbola - Jadwal Sepakbola Televisi 1 2 3 4 5 Januari 2015. Awal tahun 2015 anda akan disuguhi dengan tayangan sepakbola berkualitas di Liga Premier Inggris. Tertahan di Etihad Stadium usai di tahan imbang Burnley minggu (28/12) lalu membuat The Citizens harus memanfaatkan kesempatan ketika menjamu Sunderland di tahun baru nanti.
Skuad asuhan Manuel Pellegrini membutuhkan kemenangan
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Jadwal Sepakbola Televisi 30 31 Desember 2014
Kiperbola - Jadwal Sepakbola Televisi 30 31 Desember 2014. Di akhir tahun biasanya pertandingan sepakbola memasuki masa jeda karena menjelang libur natal dan tahun baru. Namun hal ini tidak berlaku bagi sepakbola Inggris. Tradisi masyarakat disana justru membutuhkan hiburan dengan menonton sepakbola bersama-sama usai libu natal.
Jadwal Sepakbola di laga boxing tersebut memang menguras
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Top 10 Moments of 2014
What a year it was for Palestinian Football! Check out our Top 10 list below....
10. Abed Jaber Emerges
This time last year everyone was fretting about the left back position. The intermittent availability of Alexis Norambuena meant that Palestine were faced with the distinct possibility of having to clinch Asian Cup qualification without the GKS Belchatow star. The body of evidence was overwhelming Palestine had conceded goals from the left flank against Philippines in the 2012 Challenge Cup, Kuwait in the 2012 WAFF Championship, and Qatar in the 2014 WAFF Championship. All three games were decided by the odd goal.
Enter stage left Abed Jaber. The unknown 21-year old had a great year with Hilal Al-Quds that earned him a call up to the pre-Challenge Cup training camp in Qatar. On May 19th, he earned his first cap against Kyrgyzstan he would add nine more before the year was out. His excellent performance will most likely allow Alexis to play in his preferred role as a right back.
9. Javier Cohene Commits
In only 20 minutes of play, the Paraguay-born defender has captured the imagination of Palestinian fans. He's got his first cap, goal, and clean sheet. Having 100 appearance in Portugal under his belt fans will be eagerly awaiting his second act.
8. Rami Hamadeh stands tall vs. Brazil
In the most unlikely of friendly encounters Palestine's Olympic Team faced Brazil in Qatar. The Fida'i held on for 70 minutes but fell 3-0. Spearheading their efforts was Rami Hamadeh whose performances clinched him a ticket to Australia. Might we be looking at Palestine's goalkeeper of the future?
7. Ashraf Nu'man moves to Saudi Arabia
We all knew what Ashraf was capable of he had already dominated the WBPL, the Jordanian Premier League, and Palestine's opponents. The winger had been in great goal-scoring form since Jamal Mahmoud took the reins of the national team and his big money move to Al-Faisaly was a long time coming. He has since laid many Saudi Pro League defenses to waste with four goals in 11 games from a midfield position. Some of them have been true beauties as well!
6. This Hilal Musa Goal
5. Hesham Salhe's rocket vs. Vietnam
First International Goal. Check.
4. Mahmoud Eid Joins the Fold
Palestine have a striker who scores goals! He got off the mark for Palestine in his second cap vs. Vietnam.
3. Palestino romp en route to Copa Libertadores qualification
Palestine celebrates Palestino's win
Palestine's most famous club ended a a 36 year absence from South America's premier competition. Under Argentine manager Pablo Guede they seemed longshots to qualify for the Apertura post season but won six straight in the final month of the season to clinch qualification. Palestino had been to the postseason before but they could never quite find a way to win the Liguilla. This time around there would be no denying Los Árabes, they dispatched of Huachipato in the first round 6-1 on aggregate.
For their follow-up act they took Apertura runners up Santiago Wanderers to the cleaners. A 3-1 away loss for Wanderers gave them a glimmer of hope that the tie could be rescued. Palestino made sure that wasn't to be the case jumping out to a 2-0 lead in the first 10 minutes. The goals continued to pour in and when it was all over Palestine had won 9-2 on aggregate.
Palestino will be back in action on January 14th against Deportes Antofagasta in the Copa de Chile semifinal. Their big date however is in February when they take on Uruguayan giants CD Nacional in the Copa Libertadores qualifying playoff.
2. Palestine amaze at Asian Games
Palestine had never won a game (0-1-8) and never scored a goal at the Asian Games before 2014. Abdel-Nasser Barakat's men changed all that sweeping aside Oman and Tajikistan en route to winning their group.
1. Ashraf Nu'man clinches Asian Cup qualification
I could watch this over and over again....
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Chelsea, oggi l’offerta per Kramaric. Juve su Shaqiri, Benatia: “Mi auguro che resti, è davvero forte”
Andrej Kramarić vede e sogna e l'Inghilterra. Lo aveva cercato la Juventus con molto interesse, ma sta per premere sull'acceleratore il Chelsea. Virata decisiva, intenzioni chiare. Accordo col giocatore in pugno, oggi il club di Mourinho presenterà l'offerta ufficiale al Rijeka. Se soddisferà le parti (il padre dell'attaccante croato ed il club proprietario del cartellino), l'operazione si chiuderà ed il giocatore andrà a Londra il 5 gennaio per fare le visite mediche. Cifra dell'offerta fra i 7 e gli 8 milioni di euro, 4 anni e mezzo di contratto per il ragazzo a circa 1,2 milioni a stagione. Se Kramaric firmerà per il Chelsea, potrebbe finire la stagione in prestito al Vitesse o al Leicester. I blues si muovono con forza, la Juventus sarebbe tagliata fuori. In giornata l'offerta, Kramaric vede l'Inghilterra.
Italia-Germania, autostrada di... mercato. La Juventus guarda in casa Bayern Monaco, nel mirino c'è Shaqiri. Allegri sogna un trequartista, lo svizzero gioca poco con Guardiola. E allora, via ai contatti. "Io - dice Benatia a Sky Sport - mi auguro che possa restare con noi. E' un calciatore giovane, forte, di prospettiva. E' vero che non ha trovato tanto spazio per adesso, ma è davvero molto bravo".
Di Marzio.com
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Capello crede nel progetto Juve: «Entro tre anni è Champions! E’ la sola italiana che può vincere la Coppa»
Agnelli:«Diffidiamo degli investitori stranieri che pensano solo a speculare.»
Lo stadio di proprietà Il massimo dirigente bianconero, nel raccontare il progetto Juventus (dal rilancio alla consolidazione del "brand" attraverso i risultati sportivi prima di tutto) ha ribadito che la crescita della sua società è legata sì ai successi sul campo ma partendo dall'edificazione del nuovo stadio di proprietà. «Quando io sono entrato stavamo attraversando un momento difficile. La prima cosa che ho voluto fosse subito recepita, è stata quella di mettere il calcio al centro del progetto, delle
operazioni e delle attività. Quindi la costruzione dello Juventus Stadium con tutto il suo indotto e parallelamente l'aumento del capitale sociale a 110 milioni di euro. E ancora gli investimenti in persone e risorse secondo la filosofia del "tutti utili ma nessuno indispensabile”. E ancora la ricerca dei talenti perché sono i giocatori che scendono in campo, sono loro i protagonisti».
Saturazione al 93% A proposito dello Juventus Stadium, il presidente ha puntualizzato che «l'impianto, con una capienza di 41.000 spettatori, è ormai giunto a una saturazione del 93 per cento. Il nostro obiettivo è quello di avvicinarci il più possibile al traguardo del 100% anche se siamo consapevoli che i posti vuoti sono essenzialmente quelli del "settore ospiti". Il fatturato del 2010 era di 170 milioni e ora supera i 300. Cifre confortanti, che ci inorgogliscono, così come i nostri ottimi risultati sportivi. Ma non basta ancora. Dobbiamo crescere ulteriormente se vogliamo recuperare il "gap" con le grandi leghe europee come Premier, Liga e Bundesliga».
Capienza e redditi La riflessione di Andrea è amara ancorché centrata: «La nostra Serie A era il campionato dei fuoriclasse, un torneo fantastico, mentre oggi siamo considerati un luogo di transito soprattutto per i calciatori più ambiziosi. Non possiamo confrontarci con chi ha strutture di ben altra capacità. Il nostro campionato ha impianti con età media di 64 anni e non regge il confronto con chi ha sviluppato arene moderne, confortevoli e più capienti. Il calcio è uno spettacolo. Un po' come andare a teatro. Ma ve l'immaginate uno spettacolo in un teatro vecchio di oltre sessant'anni? Il Chelsea ha una capacità doppia di vendita di biglietti rispetto alla Juventus e in Germania il reddito medio è più alto rispetto all'Italia, quindi il problema non sono solo gli stadi. E i progetti impiantistici di Udine e Sassuolo sono a budget limitato».
Scenografie Elogi, invece, ai rivali sportivi della Roma: «Il club giallorosso sta per compiere un passo importante con il progetto del nuovo stadio. E in generale noi dobbiamo provare a tutti i costi e in tutti i modi a rilanciare il calcio italiano. D'altra parte, pur incassando 1 miliardo e 200 milioni di diritti tv, siamo preoccupati nel vedere che chi non tifa, all'estero, sceglie le partite con scenografie migliori delle nostre. Conta tutto, sono sfumature».
Speculazioni Per la Juventus i tre punti di crescita passano dall'Indonesia, dalla Cina, dalla Thailandia, delle Americhe, dall'Africa sub-sahariana: la geografia delle intenzioni che anticipa lo sbarco delle nuove iniziative per un club che sta migliorando le prospettive di incasso anche sul fronte delle sponsorizzazioni: previsti 30 milioni in più nei prossimi due anni. Agnelli diffida invece degli investitori stranieri: «Io sono contro coloro i cui investimenti risultano poi vuoti, fine a se stessi.
Progetti che possono sembrare attraenti, ma che poi non lo sono più perché non vogliamo che ci sia speculazione. Noi siamo per progetti seri a medio-largo termine. Gli investimenti a livello internazionale devono essere soprattutto utili e costituire un valore aggiunto». Una frecciata a Thohir? È una nostra interpretazione. Il presidente della Juventus, in effetti, non nomina mai né l'Inter né il suo presidente.
Aiuto... celeste Dal canto suo Emirates ha chiarito di considerare i propri investimenti nello sport un piccolo impegno se valutati in raffronto ai reali ricavi e che il bilancio del dare ed avere è ottimo. Sono 800 all'anno; la sponsorizzazione dello stadio di Londra un affare, così come le esperienze con Ronaldo e Pelé o gli accordi i con Milan, Real Madrid e le altre grandi squadre. «Vogliamo toccare tutte le città del mondo», ha detto l'alto dirigente della compagnia aerea. Ben venga l'aiuto, tanto più se proviene dall'alto...
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Rolando, passo verso Allegri: Il centrale disposto a un sacrificio pur di raggiungere la Juve.
Un sacrificio da una parte e uno dall’altra, il tutto per convincere il Porto ad accendere immediatamente il semaforo verde. La Juve valuta un piccolo rilancio (da 500 mila a 700 mila euro) per avere il giocatore in prestito, subito. E Rolando, pur di agevolare la trattativa, sembra disposto a fare un passo indietro con il suo club: si tratterebbe di una rinuncia contrattuale. Il potente Pinto da Costa, presidente dei portoghesi, ha aperto alla possibilità di cedere il centrale a titolo temporaneo (e senza obblighi di riscatto) solo in caso di prolungamento dell’attuale contratto di almeno una stagione. Già, dal 2016 al 2017. Un modo per cautelarsi in caso di mancato matrimonio estivo con i bianconeri ed evitare così il rischio di ritrovarsi a giugno con un giocatore a 12 mesi dallo svincolo. Sembra una concessione da poco, ma in realtà non è così, visto che Rolando è fuori rosa col Porto dall’estate (0 presenze stagionali, anche per questo la Juve potrebbe impiegarlo in Champions) ed è ai ferri corti con la dirigenza. Allungare l’attuale accordo sarebbe una sorta di investimento sul futuro, nella speranza-consapevolezza di convincere Marotta e Paratici a confermarlo per gli anni successivi.
Il riscatto L’altra parte importante della partita Juve-Rolando-Porto si gioca proprio sul riscatto. I bianconeri, sulle tracce del giocatore da novembre, vogliono chiudere l’affare nel giro di pochi giorni e sperano di riuscirci prima della ripresa del campionato con l’Inter (6 gennaio). Allo stesso tempo, però, Marotta e Paratici non vogliono sbilanciarsi per l’estate con “obblighi” di acquisto. Pinto da Costa, dopo l’iniziale resistenza, si è detto disposto ad accontentare i bianconeri, ma per concedere un semplice “diritto di riscatto” esige il rinnovo del ragazzo e un maggiore compenso economico. Tradotto: più dei 500 mila euro finora messi sul piatto dai campioni d’Italia.
Rilancio
Dopo il summit londinese di ieri con Massimiliano Allegri, in giornata Marotta e Paratici potrebbero inviare una nuova mail al Porto per accelerare la pratica Rolando. Stessa formula di qualche giorno fa (prestito con diritto di riscatto), ma cifre leggermente superiori. Stando a fonti portoghesi, la fumata bianca potrebbe arrivare a breve e su queste basi: 700 mila euro subito e 4,5/5 milioni a giugno in caso di acquisto a titolo definitivo. La Juve pagherebbe un prestito oneroso leggermente più alto (circa 200 mila euro in più) e il Porto, pur incassando meno del milione preventivato, grazie al prolungamento del giocatore arriverebbe a fine stagione con meno rischi.
Tempismo Il contatto decisivo potrebbe concretizzarsi in giornata e a quel punto sarebbe soltanto una questione di dettagli burocratici da limare. Trattandosi del Porto non vanno però esclusi colpi di scena o bracci di ferro prolungati, anche per questo la Juventus non ha abbandonato le piste alternative: da Chiriches del Tottenham (per il quale c’è stata una chiacchierata ieri con Franco Baldini) a Savic (Fiorentina), senza dimenticare Dragovic (Dinamo Kiev). Dal quartier generale juventino comunque filtra un cauto ottimismo. Allegri vorrebbe Rolando come regalo di Capodanno, in modo da rimetterlo in pista dopo l’inattività nel giro di un paio di settimane. Pensiero condiviso dall’ex giocatore di Inter e Napoli: dopo i “no, grazie” a Zenit e Besiktas, spera di cominciare il 2015 con la maglia della Juve.
Tuttosport
Il riscatto L’altra parte importante della partita Juve-Rolando-Porto si gioca proprio sul riscatto. I bianconeri, sulle tracce del giocatore da novembre, vogliono chiudere l’affare nel giro di pochi giorni e sperano di riuscirci prima della ripresa del campionato con l’Inter (6 gennaio). Allo stesso tempo, però, Marotta e Paratici non vogliono sbilanciarsi per l’estate con “obblighi” di acquisto. Pinto da Costa, dopo l’iniziale resistenza, si è detto disposto ad accontentare i bianconeri, ma per concedere un semplice “diritto di riscatto” esige il rinnovo del ragazzo e un maggiore compenso economico. Tradotto: più dei 500 mila euro finora messi sul piatto dai campioni d’Italia.
Rilancio
Dopo il summit londinese di ieri con Massimiliano Allegri, in giornata Marotta e Paratici potrebbero inviare una nuova mail al Porto per accelerare la pratica Rolando. Stessa formula di qualche giorno fa (prestito con diritto di riscatto), ma cifre leggermente superiori. Stando a fonti portoghesi, la fumata bianca potrebbe arrivare a breve e su queste basi: 700 mila euro subito e 4,5/5 milioni a giugno in caso di acquisto a titolo definitivo. La Juve pagherebbe un prestito oneroso leggermente più alto (circa 200 mila euro in più) e il Porto, pur incassando meno del milione preventivato, grazie al prolungamento del giocatore arriverebbe a fine stagione con meno rischi.
Tempismo Il contatto decisivo potrebbe concretizzarsi in giornata e a quel punto sarebbe soltanto una questione di dettagli burocratici da limare. Trattandosi del Porto non vanno però esclusi colpi di scena o bracci di ferro prolungati, anche per questo la Juventus non ha abbandonato le piste alternative: da Chiriches del Tottenham (per il quale c’è stata una chiacchierata ieri con Franco Baldini) a Savic (Fiorentina), senza dimenticare Dragovic (Dinamo Kiev). Dal quartier generale juventino comunque filtra un cauto ottimismo. Allegri vorrebbe Rolando come regalo di Capodanno, in modo da rimetterlo in pista dopo l’inattività nel giro di un paio di settimane. Pensiero condiviso dall’ex giocatore di Inter e Napoli: dopo i “no, grazie” a Zenit e Besiktas, spera di cominciare il 2015 con la maglia della Juve.
Tuttosport
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Juventus, nel mirino di Marotta c’è Sneijder
La rivoluzione bianconera ispirata da Massimiliano Allegri ha convinto la società ad accontentarlo. Sono lontani i tempi in cui il 4-3-1-2 era una soluzione sperimentale (la gara con l’Olympiakos allo Stadium). La Juventus riparte da un modulo che le ha garantito bel gioco e risultati, con l’unico inciampo della Supercoppa. Per essere competitivi in Europa, la difesa a quattro è una valida base di partenza ed è così che Marotta e Paratici sono determinati ad assicurarsi un trequartista di livello assoluto.
Vidal e Pereyra hanno dimostrato di sapersi adattare in quella posizione, ma un giocatore di ruolo sarebbe la ciliegina sulla torta. L’oggetto del desiderio è una vecchia (e vincente) conoscenza del nostro campionato: Wesley Sneijder. L’olandese è ai ferri corti con il Galatasaray che non naviga in buone acque dal punto di vista economico (ci sarebbero anche degli stipendi arretrati). A complicare la trattativa è la valutazione del giocatore e soprattutto l’ingaggio: il club turco ha legato a sé il fantasista fino a giugno 2016 con un ingaggio di sei milioni di euro e una valutazione del cartellino di 18 milioni.
A queste cifre Marotta scarterebbe subito l’idea, ma l’ostacolo del costo del cartellino verrebbe scavalcato dalla formula dell’affare: un prestito oneroso. A livello di stipendio l’olandese dovrebbe fare un sacrificio, ma la voglia di tornare alla ribalta è tanta. La controindicazione è l’impossibilità di impiegarlo in Champions League (perché in questa stagione ci ha giocato), ma questo aspetto non frena la Vecchia Signora che, infatti, sta sondando anche Shaqiri. Non è semplice trovare a gennaio pedine di altissimo profilo da utilizzare nell’Europa che conta. E poi l’idea di fare un piccolo sgarbo all’Inter, visti i trascorsi di uno degli uomini cardine del Triplete, ingolosisce parecchio.
Yahoo.com
Vidal e Pereyra hanno dimostrato di sapersi adattare in quella posizione, ma un giocatore di ruolo sarebbe la ciliegina sulla torta. L’oggetto del desiderio è una vecchia (e vincente) conoscenza del nostro campionato: Wesley Sneijder. L’olandese è ai ferri corti con il Galatasaray che non naviga in buone acque dal punto di vista economico (ci sarebbero anche degli stipendi arretrati). A complicare la trattativa è la valutazione del giocatore e soprattutto l’ingaggio: il club turco ha legato a sé il fantasista fino a giugno 2016 con un ingaggio di sei milioni di euro e una valutazione del cartellino di 18 milioni.
A queste cifre Marotta scarterebbe subito l’idea, ma l’ostacolo del costo del cartellino verrebbe scavalcato dalla formula dell’affare: un prestito oneroso. A livello di stipendio l’olandese dovrebbe fare un sacrificio, ma la voglia di tornare alla ribalta è tanta. La controindicazione è l’impossibilità di impiegarlo in Champions League (perché in questa stagione ci ha giocato), ma questo aspetto non frena la Vecchia Signora che, infatti, sta sondando anche Shaqiri. Non è semplice trovare a gennaio pedine di altissimo profilo da utilizzare nell’Europa che conta. E poi l’idea di fare un piccolo sgarbo all’Inter, visti i trascorsi di uno degli uomini cardine del Triplete, ingolosisce parecchio.
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Juventus, contatti con l’agente di Shaqiri
“Sappiamo bene cosa serve per migliorare...”: Allegri dixit. E la Juventus è al lavoro: in difesa, ma non solo. Rolando è infatti un obiettivo, mentre per la fascia sinistra si studiano alternative a Montoya. Ma il tecnico bianconero spinge anche per un trequartista, meglio ancora se eclettico. Ipotesi Snejider e Diamanti (indiscrezioni che non trovano riscontri dalle nostre verifiche). Soprattutto contatti con l’agente di Shaqiri. Prestito con riscatto, il Bayern vuole l'obbligo a giugno perchè il giocatore ha un contratto in scadenza nel 2016. Sul classe 1991 c’è il Liverpool, potrebbe inserirsi l’Atletico (ma è una pista difficile) e in Italia è un pensiero anche per l’Inter. “Sappiamo bene cosa serve per migliorare...”: oltre a Rolando e ad un esterno sinistro, c’è anche Shaqiri nel mirino della Juve.
Gianluca Di Marzio
Gianluca Di Marzio
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Vidal si allena: in campo con il Colo Colo. Il centrocampista si è unito alla sua ex-squadra allo stadio Monumental
Italiani in campo, chi li ha visti? La serie A è sempre più straniera: La Juventus ha utilizzato il 44,1 % di italiani
Toni:«Alla Juve avrei potuto dare di più, se ne avessi avuto l’opportunità.»
Luca Toni, come si diventa un centravanti da trecento gol in carriera?
«Io non sono nato fenomeno e, se sono diventato un buon giocatore, è perché ho cercato di migliorarmi anno dopo anno. La svolta però è arrivata con Guido Attardi, che purtroppo non c'è più, alla Lodigiani: lui è stato il primo allenatore a darmi un po' di importanza».
Lei ha detto: se segniamo ancora io e Di Natale, siamo messi male.
«E confermo: il calcio italiano ha perso punti rispetto agli altri campionati: il ritmo è diverso, gli altri vanno al doppio e ormai troppo spesso ci sono partite... davvero brutte da vedere».
Soluzioni?
«Puntare di più sui settori giovanili e sugli italiani. Il cambiamento deve poi essere radicale. Qui, per esempio, i tifosi non possono andare in trasferta: se lo dici a un inglese o a un tedesco ti risponde "ma voi siete matti". Una delle cose più tristi per un calciatore è inoltre giocare una partita a porte chiuse:
sentire la voce del raccattapalle è imbarazzante e ti fa passare la voglia».
Lei che è stato al Bayern, come spiega il sorpasso a doppia velocità della Germania sul nostro calcio?
«Loro sono stati bravi a costruire impianti di proprietà, a creare intorno alla partita un'atmosfera di festa per attrarre le famiglie. Qui è esattamente il contrario: ci sono strutture bruttissime e vecchie e si fa di tutto per allontanare le famiglie dagli stadi. Quello che non capisco poi è perché il problema violenza siano riusciti a risolverlo gli inglesi mentre noi continuiamo a parlare di riforme che non vengono mai attuate».
Qual è la via d'uscita?
«Far governare il nostro mondo a chi è stato calciatore. Come può decidere cosa sia meglio per il calcio uno che non ha mai frequentato un settore giovanile? È come se mandassero il sottoscritto a fare il direttore di banca. Sapete perché il Bayern funziona? Perché comandano Rummenigge e Hoeness, due che hanno fatto la storia del club».
Lei quindi, nei giorni dell'elezione al presidente federale tifava Albertini?
«Io metterei in Federcalcio gente pulita, gente di calcio, gente che sa, insieme naturalmente ai tecnici».
Fuori i nomi.
«Da Vialli a Del Piero, Cannavaro, allo stesso Albertini: ce ne sono tanti. Gente che sa davvero quanto è importante il settore giovanile, che conosce le esigenze dei giocatori, che si rende conto quanto uno stadio fatto bene possa migliorare lo spettacolo. È brutto da dire, però io la politica la lascerei fuori dal calcio. È chiaro, abbiamo bisogno di loro per velocizzare le norme, ma è giusto che chi decide sappia di pallone».
A proposito di stadi di proprietà: quanti punti porta lo Stadium alla Juve?
«Parecchi perché è un impianto molto vicino al campo e non ha la pista d'atletica che è una bruttura: se non ci fosse neanche al Bentegodi, sono convinto che pure il Verona avrebbe 4-5 punti in più a campionato».
Come si fa a segnare 31 gol in un campionato?
«Ti deve andare tutto bene: a Firenze avevo una squadra che giocava per me, io non ho avuto neanche un raffreddore e... ogni volta che toccavo palla, facevo gol. Come sono tanti i 21 gol a Verona con una neopromossa: mi piace entrare nella storia di un club e ci sono riuscito in almeno 2-3 squadre in cui ho giocato».
C'è già il suo erede?
«Gabbiadini è un bel giocatore, lo stesso Okaka ora non sta segnando tanto ma, quando inizierà a farne tanti di gol, potrà diventare importante anche per una grande squadra. Questi ragazzi però bisogna saperli anche aspettare».
Immobile invece è stato costretto a emigrare in Germania...
«Era il capocannoniere, la Juve l'aveva in mano e l'ha venduto per prendere Morata. Non so se abbia fatto bene oppure no, però è l'esempio di come le grandi squadre italiane guardino prima all'estero e facciano fatica a puntare sui nostri di campioni».
Balotelli è irrecuperabile?
«Per dargli una mano bisognerebbe iniziare a parlare di lui quando fa gol. Lui deve iniziare ad andare sulle prime pagine perché è capocannoniere in Premier, non perché spara con la carabina».
È Berlino la città della sua vita?
«Ci ho giocato due finali e le ho vinte tutte e due: in coppa di Germania ho fatto pure due gol e col Mondiale ho raggiunto il massimo a cui possa aspirare un giocatore. Ancora oggi penso a quanto eravamo forti nel 2006. Ha ragione Conte quando fa certi discorsi».
Tra i rimpianti della sua carriera, c'è quello di essere arrivato alla Juve al momento sbagliato?
«Forse sono arrivato un po' tardi. Forse potevo anche dare qualcosa in più, se me ne avessero data la possibilità. Io sarei rimasto volentieri, ma hanno fatto altre scelte».
Dispiaciuto di non essere andato all'Inter?
«Prima di Calciopoli siamo stati molto vicini. Poi, con la penalizzazione, Della Valle mi ha dichiarato incedibile».
Quando con la Roma ha segnato all'Inter nella sfida scudetto, pensava di avere il campionato in tasca?
«Quello è stato uno dei miei più grossi rimpianti perché lo scudetto a Roma è qualcosa di speciale e se indossi quella maglia lo respiri. Per questo là è così difficile vincere».
Quanto ci ha sperato nel Mondiale?
«Ci credevo perché vedevo che fino all'ultimo Prandelli ha convocato gente che non era mai stata in Nazionale. Un conto è se punti su un gruppo come aveva fatto Lippi che, per esempio, in Germania ha portato Totti nonostante a inizio Mondiale avesse ancora problemi alla caviglia, se invece lasci aperte le porte a tutti, beh i discorsi cambiano. Forse ventuno gol sono stati pochi...».
Già: ci fosse stato Conte...
«Anche Prandelli è un bell'allenatore. Con lui ho passato due anni splendidi a Firenze: poi non so cosa possa essere successo e non ci siamo mai sentiti».
Quando è andato in Arabia pensava che la sua carriera fosse finita lì?
«Non sono andato a Dubai per soldi ma per fare un'esperienza di vita. Però non stavo bene: era un calcio che non mi piaceva perché io non sono un giocatore che salta tre uomini e tira sotto l'incrocio. Poi c'era molto dilettantismo: un giorno uno veniva al campo e il giorno dopo non si presentava senza che nessuno dicesse niente. Così ho lasciato lì il contratto e sono tornato in Italia».
Il difensore più forte?
«Nesta perché lui ti faceva fare delle figure di... Ti anticipava e andava via palla al piede senza che neanche te ne accorgessi. Aspettavi la palla e lui era già andato via».
A fine anno che fa, smette?
«Vedrò la voglia che avrò a maggio e cosa mi verrà proposto. Allenarmi però non mi pesa: altrimenti smetterei subito».
Una volta smesso...
«Vorrei restare nel calcio perché è l'unica cosa di cui so parlare. Noi siamo più svegli degli altri e diamo di noi all'esterno un'immagine brutta. Sono già due Mondiali che andiamo fuori al primo turno e non va bene. Bisogna far ripartire tutto il movimento».
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