Ferrara, 5 supercoppe vinte: «Storico quel 5-1 al San Paolo, ma fu davvero speciale vincere in bianconero a New York»

Un supercampione per la Supercoppa italiana. Ciro Ferrara mostra orgoglioso nel palmares il suo pokerissimo nella manifestazione e lo rivive con noi, tra flash che riaffiorano, soddisfazione e pure qualche ricordo sopito.

Ferrara, partiamo dal 5-1 del suo Napoli alla Juventus, 1 settembre 1990.
«Siamo agli inizi della competizione, la terza edizione. Il mio Napoli con Maradona capitano contro la Juve di Maifredi. Rivivere quella emozione, per me, è particolare: sono le due squadre con cui ho giocato, mi fa tornare indietro praticamente a cinquant’anni fa... Poi, Napoli-Juventus era il top, la partita più importante per i napoletani in particolare. E aver fatto quel tipo di prestazione, davanti ai nostri tifosi, fu incredibile. Venivamo dallo scudetto, e aver battuto in maniera così netta la Juve ci permise di gustare appieno la nostra prima Supercoppa. Un altro trofeo in poco tempo ad arricchire la bacheca che prendeva forma e sostanza con l’Uefa e la Coppa Italia. C’erano tre motivi per esserne fieri: per aver annichilito la Juve, per aver ampliato la bacheca e per esserci riusciti anche nella Supercoppa. Adesso spesso si gioca fuori sede, allora il suo valore non era quello di oggi, ma la partita specifica faceva audience».

Passiamo al 17 gennaio del 1996. «Già, nella nebbia, con un freddo boia al Delle Alpi quasi deserto. Avversario il Parma che a parlarne adesso sembra così strano, viste le vicissitudini societarie. Era concorrente diretto per lo scudetto e anche in Europa. Un Parma di campioni, da Cannavaro a Zola e Stoichkov. Poi, il freddo porco se lo ricordano tutti, come il gol di Vialli. Eravamo forti, nulla da dire».


Il 23 agosto ‘97 avete superato 3-0 il Vicenza, ricorda?
«Doppietta di Inzaghi e gol di Conte. I risultati pesanti della Juve di Lippi cominciavano a sommarsi. Quella Juve macinava gioco e risultati, uno dietro l’altro. La particolarità era il Vicenza di Guidolin in finale a sorpresa, non era normale. Avevano belle speranze come Ambrosini e Coco. Li rispettavamo molto, ma è chiaro che arrivavamo con l’obbligo della vittoria. Era da matti lasciarsi sfuggire il trofeo. La cosa bella è che il Vicenza giocò a viso aperto, facendo comunque bella figura».

Un balzo al 25 agosto 2002, un salto in Africa.
«Già, contro il Parma a Tripoli, sono lì ma non la gioco, però vinco anche io, sia chiaro.... E’ la prima volta in Libia, su un campo sabbioso, Del Piero segna una doppietta (il gol emiliano è di Di Vaio che poi andrà in bianconero, ndr). Certo il contesto era particolare, nella Libia di Gheddafi. Il Parma, poi, stava perdendo qualche colpo, e qualche campione: Buffon e Thuram, ad esempio, erano passati da noi. Ma anche senza i pezzi migliori, fu una partita molto combattuta».

Ed ecco Ferrara che fa l’americano...
«Il 3 agosto 2003, tutti negli Usa, a New York. Juventus e Milan le grandi d’Italia, la rivincita di Champions. Io sono clamorosamente in... panchina. Per fortuna Lippi capisce che servo (sorride, ndr). Mi lancia nelle mischia a pochi minuti dalla fine, sa che sono un rigorista nato... Al Giants Stadium di East Rutherford, gol nei supplementari di Pirlo e Trezeguet, entro al 117’ per Iuliano (ero arrabbiato nero perché non ero titolare), e segno l’ultimo rigore, quello decisivo, ad Abbiati. Buffon aveva parato il tiro di Brocchi e quindi mi ritrovavo tra i piedi la palla del trionfo. Tanto per spiegare, nel trofeo Berlusconi si faceva di tutto per sbagliarli, i rigori, per scaramanzia, ma lì contava e avevo paura che Abbiati sapesse come lo tiravo. Cambio o no? Vado e lo fulmino. Alessandro (Del Piero, ndr) , poi, mi dà la fascia, così alzo io la Coppa. Una soddisfazione in più».

Già, le manca solo il primato, no?
«Sono plurivincitore con cinque Supercoppe in bella compagnia, con Maldini, Crespo, Costacurta, Orlandoni, Samuel e Buffon. E non lo sapevo che comanda Stankovic a 6. Dejan è stato comunque un grande con la Lazio e l’Inter. Alla fine, non mi interessa il record in sé, ma è bello quando vedi nel palmares il tuo nome...».

Ferrara resta in tv o (ri)scende in campo, su una panchina?
«Faccio l’opinionista tv, ma ci proverei ancora ad allenare, ho questo desiderio. Mi trovo bene a Cielo nella trasmissione Stop&gol e a Sky dove intervengo in qualità di ospite o a supporto tecnico durante le telecronache; guardo tante partite, in un ambiente sereno, dove puoi commentare senza inasprire gli animi, come piace a me. Però vorrei ritentare».


Tuttosport

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