L'urlo dell'Apache è rimasto strozzato in gola. Per due volte ha regalato alla Juventus l'occasione di portare a casa la Supercoppa dal Qatar. Per due volte la Juventus si è fatta recuperare dal Napoli di Gonzalo Higuain. Aveva avvisato la truppa, Carlitos Tevez: «El Pipa resta un fuoriclasse assoluto, può cambiare una partita con una giocata». Ha spedito avanti i bianconeri, è stato sommerso dall'intera squadra quando nei supplementari ha segnato di nuovo. Sembrava fatta, era quasi vinta. Invece, tutti in vacanza senza il regalo di Natale. Ma l'Apache con una dose di rabbia in più. Non gli è andato giù il rigore sul palo, non gli è andato giù veder festeggiare gli altri. Ma si riparte proprio da lì, dalla voglia di riscatto, dalla grinta e dalla classe dell'argentino mai domo. «Nel 2015 serve la vera Juve», il suo pensiero condito di campionato e Champions League. Certo, alla sua squadra è mancato qualcosa. Questione di dettagli, volendo. Anche di fortuna. Pure una certa dose di cattiveria nel chiudere il match, o quantomeno nel tenere la posizione. Lui, comunque, ha sempre rincorso tutti, si è dannato l'anima. Sino all'ultima goccia di energia rimasta. «Siamo un po' stanchi, fisicamente e mentalmente», l'ammissione che ha fatto da corollario alla vigilia della grande sfida. Alla fine, era inconsolabile, con lo sguardo basso. Ma dentro era un vulcano, pensando alla rivincita di gennaio.
Ricaricare le pile Eh sì, per fortuna ci sono le vacanze, fino al 31. L'occasione per ricaricare le pile a casa, in Argentina, tra gli affetti più cari. La grande famiglia che si ritrova , come sempre. Pochi giorni, ma rigeneranti. Bisogna prendere quanto concede il calendario compresso e approfittarne fino all'ultima ora. Tevez senza il trofeo che voleva, da vincente che non molla niente e che vuole subito il riscatto. «Posso, possiamo dare di più», il motto. Carlitos è alla miglior stagione, da vero bomber: 10 gol in campionato, 3 in Champions, 2 in Supercoppa dove raggiunge Alessandro Del Piero a quota 3 come massimo realizzatore bianconero della competizione.
Occasione al vento E' pure arrabbiato, come da copione. E' dura pensare di aver vinto e poi trovarsi ribaltati, in ogni senso. E va bene la lotteria dei rigori, ma prima la Juve ha avuto la possibilità di centrare l'obiettivo. Molti compagni parlano di occasione gettata al vento. Simone Padoin, rammaricato per l'errore decisivo dal dischetto: «C'è molta delusione. L'abbiamo regalata. Ora bisogna ripartire al massimo»; e Alvaro Morata: «Abbiamo lottato fino alla fine, sono orgoglioso di tutti». L'argentino
non è da meno. Basta guardarlo in volto, prima di ricevere la medaglia dei delusi. A gennaio, comunque, si ripartirà dall'Apache, l'uomo per tutte le conquiste. Contro l'Inter sarà subito un bel banco di prova, la notte dell'Epifania. E l'amore eterno per la Vecchia Signora è dichiarato a parole e nei fatti. «Niente Boca. Ho già detto che resto alla Juve. Non vado via a fine stagione. Discorso chiuso, non ci voglio più tornare». E il fratello è libero di twittare quello che vuole: sono gesti da tifoso xeneize militante... Poi, rimarrebbe la questione del partner con cui giocare. A livello tattico, si trova bene con Fernando Llorente che gli apre spazi, che fa da sponda, che gli spizza i palloni, magari di testa, che promuove il dai e vai, che fa salire la squadra nei momenti del bisogno. Con Morata solo pochi minuti anche a Doha.
Maradoniano Ma il film della sua gara è un po' il film della sua vita: feroce all'inverosimile. Basta rivedere come va su quel pallone che poi costringe Albiol e Koulibaly al disastro; uno, due interventi di rapina e va verso la rete. E' l'Apache affamato, che vuole vincere sempre, che gira al largo quando capita, che va dritto al punto quando coglie l'attimo fuggente. «Un trofeo è un trofeo», ma è approdato sul golfo di Napoli. Nonostante Tevez, il doppio Tevez. «Posso e devo fare di più per la squadra. Vorrei dare un contributo più pesante», diceva con umiltà ricordando con un sorriso i gol ai quali è più affezionato. «Quelli al Milan». Perché poteva firmare con i rossoneri se Pato fosse andato al Psg e poi anche nell'estate successiva. Invece, siccome il destino è destino, ha sposato, nella buona e nella
cattiva sorte, la maglia bianconera, prendendo il Dieci delpieriano, maradoniano. E' sicuro, uno così è incavolato nero. «Ma voglio tornare a vincere. Subito». C'è anche la Champions che lo aspetta. «Perché la Juve punta in alto». Anno nuovo, vecchio Tevez.